MIA MADRE

Emmanuelle Houdart, Stéphane Servant

  • Editore: #logosedizioni
  • ISBN: 9788857608402
  • Disponibilità: Immediata
  • Prezzo: 15,00€ 14,25€
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    “Ha il cuore tra sole e notte” la madre che nelle prime pagine del libro guarda con espressione decisa la bambina che le porge una lanterna e intanto si lascia sfuggire una lacrima. La misteriosa e affascinante donna presentata attraverso gli occhi della figlia sembra essere in partenza, con ferri da maglia, gomitoli e una spada come bagaglio. Sollecita nella cura, pronta per l’avventura. La madre è un giardino in cui fiorisce l’amore ma dove non mancano cardi e piante selvatiche. Occorre fare attenzione e imparare l’arte del giardinaggio, perché qui ci si può rifugiare e godere della bellezza della natura, ma si rischia di pungersi e tagliarsi. Creatura quasi mitica, la madre ha una natura metamorfica esaltata dalle illustrazioni di Emmanuelle Houdart, che come sempre sfoggiano colori accesi e dettagli sorprendenti da scovare: ora volpe, ora lupa (incarnazione di intelligenza e forza, animali che a qualsiasi latitudine si ammantano di una ricca simbologia), mette ali di uccello per volare e cantare e le ripiega piangendo in una gabbia. Traducendosi in un testo poetico essenziale e delicato e in immagini particolarmente maestose, questo denso simbolismo spoglia la figura materna della visione edulcorata che siamo abituati a trovare in buona parte della letteratura per l’infanzia. Una madre è una persona a tutto tondo, piena di tenerezza e attenzione per i figli ma anche di passioni, inquietudini e desideri propri. Imparando a conoscerla in un universo ambivalente fatto di buio e luce, angoscia e dolcezza, la bambina è tormentata da dubbi che alla fine si dissolveranno: dovunque vada, la madre serba il suo viso adorato nel cuore e non smarrirà mai la strada per tornare da lei. Un albo superbo e coraggioso, che farà riflettere grandi e piccini sul rapporto tra madre e figli ma anche sulla figura della donna, tuttora prigioniera di ruoli stereotipati, primo fra tutti quello materno.

    L’autore:
    Dopo gli studi di letteratura anglofona, Stéphane Servant ha lavorato presso scuole e associazioni come “intervenant artistique”. In seguito si è cimentato in molteplici settori: sviluppo culturale, arti circensi, grafica, illustrazione per la stampa e scrittura di sceneggiature. Oggi si dedica interamente alla scrittura di romanzi e albi per l’infanzia. Ha pubblicato il suo primo albo illustrato nel 2007 con il titolo Le machin (Didier jeunesse, illustrazioni di Cécile Bonbon) e le sue ultime pubblicazioni comprendono il romanzo per ragazzi La langue des bêtes (éd. du Rouergue, 2015) e l’albo Cinq minutes et des sablés (Didier Jeunesse, 2015).

    L’illustratrice:
    Emmanuelle Houdart è nata in Svizzera nel 1967. Dopo aver frequentato la Scuola d’Arte di Sion, ha proseguito gli studi presso l’Ecole Supérieure d’Arts visuels di Ginevra, dove si è diplomata nel 1994. Nel 1996, grazie alla Bourse Patino ha trascorso un anno presso la Cité internationale des Arts di Parigi, dopodiché ha deciso di stabilirsi nella capitale francese. Pittrice e illustratrice che ama mettere in scena il mostruoso e il meraviglioso, collabora da quasi trent’anni con diversi giornali e quotidiani (Libération, Le Monde, Sciences et Vie Junior, Ça m’intéresse... ) e con case editrici specializzate in letteratura per ragazzi. Ha all’attivo oltre trenta pubblicazioni, che ama definire “libri per tutti”. Le sue opere viaggiano tra frequenti esposizioni in Svizzera, Italia, Hong Kong e naturalmente in Francia. Tiene regolarmente laboratori di illustrazione sia per adulti sia per ragazzi. Parallelamente alla sua attività editoriale, talvolta sprofonda per mesi dentro sé stessa, abbandonandosi a un lavoro più personale, più intimo, che si avvale della matita colorata come strumento d’elezione. “Se disegno, è perché ho compreso abbastanza in fretta che è l’unico posto in cui ho il diritto di essere completamente me stessa, senza mentire, né barare, né obbedire” racconta. Da qualche tempo si dedica all’attività di disegnatrice tessile e di costumi. Le sue illustrazioni sono state trasformate in abiti in occasione della mostra “Barnhominum” che si è tenuta al Salon du livre et de la presse jeunesse di Montreuil nel 2011.

    Con #logosedizioni ha pubblicato: Genitori felici (2012), Il guardaroba (2012), Saltimbanchi (2012), Amiche per la vita (2013), Il denaro (2013), Va tutto bene Merlino! (2014), Rifugi (2015), Una lunga storia d’amore (2016), Emilia Mirabilia (2016), Mia madre (2016), Mostri malati (2016), Il mio pianeta (2017), Sfilata di Natale. Un calendario dell’avvento (2018), Mortale (2022) e Diventare grande (2023).

    Una bambina parla di sua madre, soffermandosi su vari aspetti della sua personalità: l’umore mutevole, il grande amore di cui è capace, le asperità del suo carattere, la sua voglia di avventura e i suoi momenti di malinconia. La bambina sente che la madre a volte si allontana e teme di perderla ma, infine, la donna la rassicura con parole affettuose.
    MIA MADRE è un libro che investiga il rapporto tra madre e figlia unendo un testo poetico a immagini dal sapore esotico. Ma si tratta di un lavoro che si offre a diversi livelli di interpretazione e in particolare ci porta a riflettere sulla figura della donna. Già da molti anni il suo ruolo tradizionale è stato messo in discussione ma allo stereotipo dell’angelo del focolare rischia di sostituirsi un nuovo cliché di superdonna, ovvero colei che non solo riesce a svolgere queste mansioni ancora ritenute tipicamente femminili ma al tempo stesso eccelle nello studio e nel lavoro e riesce perfino a trovare il tempo di tenersi in forma e magari di impegnarsi in attività politiche o artistiche. Quante volte abbiamo letto articoli dedicati a intellettuali, musiciste, scrittrici, onorevoli o simili in cui si puntualizza che la donna in questione riesce comunque ad allevare un numero congruo di figli? Questa immagine, che mi piace definire del “femminile performante”, viene ad affiancarsi alla vecchia icona di madre e moglie, mai realmente tramontata, e rischia di essere altrettanto pericolosa. Chiamate a dividere il proprio tempo tra la cura domestica e il lavoro, spinte a svolgere una vertiginosa molteplicità di compiti, le donne spesso soccombono alla stanchezza, alla percezione della propria inadeguatezza e soprattutto ai sensi di colpa.
    Per questo la madre a cui è dedicato il libro di Emmanuelle Houdart e Stéphane Servant è una figura rivoluzionaria. Già l’immagine orientaleggiante di copertina, che la ritrae con gli occhi chiusi, le labbra pronte al bacio, i capelli che si trasformano in radici e variopinti uccellini sul capo, presenta un elemento dissonante: le mani, ingentilite dallo smalto rosso, sono sporche. Potrebbe averle macchiate lavorando in cucina o in giardino, o nel corso di una delle avventure che la vedranno protagonista nelle pagine a venire. Di certo è una donna che qualcuno definirebbe “imperfetta”, poiché non è del tutto in ordine: ben truccata per la copertina, ha trascurato nondimeno un dettaglio importante. Nell’immagine successiva, quella del risguardo anteriore, ritroviamo la donna ancora di profilo (una costante del libro) intenta a leggere una storia alla bambina che tiene in grembo. Madre e figlia si trovano in un nido e intorno a loro si moltiplicano i volatili: i motivi presenti sulla veste della donna, l’uccellino in volo al di sopra del libro, un pinguino sul bordo del nido, indeciso tra restare o partire, e l’airone che si leva alto nel cielo. Chi è l’uccello che lascerà il nido? Con ogni probabilità la madre, non la bambina, perché la piccola ha gli occhi immersi nel volto dell’altra, mentre quest’ultima li tiene fissi innanzi a sé, oltre le pagine del libro che sta leggendo. Il suo sguardo si colloca esattamente a metà tra l’airone in volo e il pinguino che esita, due animali simbolici in cui si sdoppia (più avanti appariranno la lupa e la volpe, tradizionali emblemi di intelligenza e astuzia). Il dualismo è un elemento ricorrente fin dai primi versi: Mia madre ha il cuore tra la luce del sole e il buio della notte. Nella stessa pagina, la madre pronta a partire ha come bagaglio una spada e alcuni gomitoli, che alludono alla compresenza dei ruoli che la tradizione attribuisce rispettivamente all’uomo e alla donna. Un tema portato avanti nell’illustrazione seguente, che la vede partire verso misteriose avventure a bordo di un mostro affascinante. Lei lo cavalca sferruzzando, con una ferita che le squarcia la gamba alludendo forse a qualche combattimento già avvenuto, e anche il mostro è duplice: ha un viso angelico ornato da ali e un altro volto di uccello dagli occhi rapaci e un paio di corna vermiglie. La madre riunisce in sé tratti maschili e femminili, è guerriera e dedita alle mansioni domestiche, ma è tutt’altro che una superdonna. Infatti un nonnulla cambia il suo riso in festa e la sua tristezza in tempesta. Anche lei è preda di momenti di sconforto, di tristezza e non nasconde le sue debolezze. La vediamo sorridere e piangere, ci appare libera in volo o chiusa in una gabbia. È una figura complessa e irrequieta, lontanissima dalle immagini edulcorate o dalle quasi-deificazioni che la spersonalizzano mostrandocela statica, rassicurante, perennemente dedita agli altri. Anche lei ha bisogno ogni tanto che qualcuno la curi e la conforti come si vede nella bellissima immagine che la rappresenta come un giardino in cui fiorisce l’amore ma non mancano spine e piante selvatiche. Ribaltando i ruoli tradizionali, qui sono la figlia e il padre a occuparsi di lei, delle sue piante che con pazienza hanno imparato a coltivare. Nel tipico stile di Emmanuelle Houdart, le illustrazioni dalle linee precise e i colori brillanti sono sempre ricche di piccoli dettagli che, come in un quadro di Chagall, si precisano solo a uno sguardo attento. Ogni immagine richiede tempo per essere letta a fondo e rappresenta in sé una piccola storia nella storia. Qui i temi che creano coesione a livello visivo sono il dualismo di cui si è già detto, il motivo del viaggio, il dialogo di sguardi tra madre e figlia che coglie con grande finezza tutte le sfumature emotive. In fin dei conti si tratta di una storia d’amore ma la vera novità è che l’amore della madre non è scontato: l’inquietudine si intreccia alla dolcezza e la bambina ha costantemente paura di essere abbandonata. Ma c’è un lieto fine anche se l’angoscia non scompare mai del tutto: il libro termina con pochi dolcissimi versi in cui la madre dichiara il proprio amore alla figlia e con due immagini piene di tenerezza. La bambina capisce che la madre la ama e si tranquillizza, ma ormai ha imparato a conoscerla: sa che continuerà a spingere lo sguardo oltre, a sognare, a soffrire e ad aver bisogno a sua volta di amore e di cura. In questo piccolo gioiello di arte e poesia, i due autori si sbarazzano da un lato dell’immagine storica della donna come madre tranquillizzante, immobile e santa, dall’altro del nuovo mito contemporaneo della superdonna. Una lezione per moltissime persone di qualunque età.

    Francesca del Moro

    Dati Libro
    Illustratore Emmanuelle Houdart
    Autore Stéphane Servant
    Collana #ILLUSTRATI
    Anno di pubblicazione 2016
    Copertina Cartonato
    Dimensioni cm 20,0 x 27,5
    Pagine 28
    Lingua/e italiano
    Peso 0.4 kg
    Titolo Testata Data
    La spada e un fiore tra i capelli La Lettura - Il Corriere della Sera 03-07-2016
    Un libro (vero) per Genitori felici Giovani genitori 07-09-2018

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